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Dal libro cartaceo a quello informatico: problematiche e prospettive con particolare riferimento ai testi scolastici

PIETRO PISCITELLI Dal libro cartaceo a quello informatico: problematiche e prospettive con particolare riferimento ai testi scolastici

Relatore: Prof. Pietro Piscitelli

(Presidente Biblioteca Italiana per i Ciechi “Regina Margherita”)

 

Il libro cartaceo, quello tradizionale per intenderci, ha vissuto e sta vivendo le grandi trasformazioni che hanno attraversato e attraversano l’intera società.

L’evoluzione del costume, delle abitudini e delle mode ha radicalmente trasformato il prodotto “libro” specialmente quello destinato allo studio. Solo pochi decenni fa il libro di testo era costituito da un’interminabile serie di parole intervallate da poche immagini e gli unici accorgimenti grafici erano rappresentati da modifiche del carattere – in genere da tondo a corsivo e viceversa – ed era lo strumento sul quale lo studente interagiva con penna o matita per evidenziare i passaggi più importanti da ricordare e approfondire.

Al tempo la dotazione libraria di uno studente delle secondarie di 2° grado era costituita da poco più di due-tremila pagine distribuite su 7-8 volumi. Oggi lo stesso studente gode ogni anno di un’offerta editoriale di quasi ventimila pagine ed il prodotto “libro” è divenuto uno strumento multimediale che vede la componente cartacea integrata da una molteplicità di espansioni distribuite online che sfruttano quasi tutte le potenzialità dell’informatica e del WEB.

Le trasformazioni subite dal testo cartaceo sono state dettate anche dal progresso delle scienze pedagogiche e didattiche, dalla verifica che circa l’80% delle informazioni passa attraverso il senso della vista, dalla necessità di “catturare” l’attenzione dello studente. Proprio per questi motivi la composizione grafica del libro scolastico si è arricchita di tante variabili basate sulle immagini, sull’uso del colore, di fonts particolari, di box, di richiami, di sfondi colorati, ecc.

Il “libro cartaceo” è attualmente un prodotto molto diverso da quello che abbiamo conosciuto proprio perché diverse sono le esigenze dello studente che deve usarlo.

Oggi tutti viviamo – e gli studenti in particolare vivono – l’era del testo digitale e nelle scuole italiane si sta pian piano diffondendo l’uso del materiale didattico in versione informatica. È però una “rivoluzione” che, purtroppo, ancora fatica ad entrare nel “quotidiano” della didattica per le note arretratezze del nostro sistema scolastico che qui non è il caso di trattare.

La Biblioteca “Regina Margherita”, è da decenni impegnata nella produzione di testi di studio e si è progressivamente adeguata – specialmente da quando gli studenti minorati della vista frequentano le classi comuni – alle mutate esigenze dei propri utenti ed ha via via affinato le proprie competenze tiflopedagogiche, le proprie tecniche di produzione e la gamma dei servizi offerti. Al testo in Braille, per decenni fulcro dell’attività editoriale della Biblioteca, oggi si aggiungono i testi per ipovedenti – realizzati sulle residue capacità visive dell’alunno e quindi “su misura e personalizzati” – ed i testi informatici per non vedenti ed ipovedenti.

Anche per questo la trascrizione di un testo scolastico non è più solo una semplice trasposizione del testo dal nero in sistema Braille, ma una vera scomposizione e trasformazione del prodotto editoriale comune per renderlo accessibile e fruibile allo studente non vedente.

Con il modificarsi della struttura e dei contenuti del testo in uso nelle classi comuni anche lo studente minorato della vista ha dovuto “adeguarsi” ed imparare ad avvalersi dei nuovi mezzi che la tecnologia mette a sua disposizione, il computer e i nuovi sussidi didattici e, tra questi, il libro informatico, sicuramente tra i più importanti ed efficaci strumenti a sua disposizione.

Molti di voi ricorderanno agli inizi degli anni ottanta le prime sperimentazioni del display Braille a Bologna e del sintetizzatore vocale a Firenze, i primi files prodotti con l’OCR o digitati e poi letti con voce metallica dal sintetizzatore o faticosamente riprodotti sul rigo Braille. Tutti abbiamo vissuto con entusiasmo e con grandi aspettative quell’epoca, quell’aprirsi di una nuova frontiera. Certo molte cose sono cambiate da allora. Intanto la tecnologia ci ha messo a disposizione strumenti molto più prestazionali ed efficienti. Poi le tante battaglie della nostra Associazione sul tema dell’accessibilità e della fruibilità al fine di ottenere norme sempre più stringenti ed efficaci. Poi l’impegno dell’Unione e della Biblioteca per “promuovere” una maggiore sensibilità ed attenzione dell’AIE e degli Editori verso le necessità degli studenti minorati della vista. Ricordo che la prima convenzione con l’AIE per la distribuzione di testi informatici risale al 2001, ma solo negli ultimi anni la strenua difesa del “diritto d’autore” e le resistenze degli Editori hanno cominciato ad essere superate. Basta tener conto che nel biennio 2008-2009 solo il 35% degli Editori si rendeva disponibile a fornire la versione digitale dei libri di testo in adozione e solo il 40% dei testi richiesti veniva consegnato in un tempo per allora “accettabile” di 60-90 giorni.

Oggi, fortunatamente, le cose sono nettamente migliorate e tranne poche eccezioni i componenti del “Gruppo Educativo” dell’AIE, che raccoglie quasi tutti gli Editori di testi per la scuola Primaria e Secondaria, mostrano grande attenzione alle esigenze degli studenti minorati della vista e offrono piena collaborazione alle loro Istituzioni rappresentative.

Se però da un punto di vista “tecnologico” e “politico” possiamo affermare che il libro informatico è per gli studenti non vedenti una bella realtà, non altrettanto possiamo dire dei suoi aspetti contenutistici e della sua piena fruizione.

 

Analizziamo alcuni dati.

Dei 706 studenti che nel 2013 hanno fruito del “servizio nazionale del libro informatico” gestito dalla Biblioteca “Regina Margherita”, 57 frequentano la scuola Primaria, 220 la Secondaria di 1° grado, 401 la Secondaria di 2° grado e 28 l’Università.

L’utilizzazione del servizio – e quindi del libro informatico – è più diffusa nel nord d’Italia atteso che in tutto il meridione – che pure accoglie il maggior numero di studenti – solo 158 alunni (il 22,3% del totale) ne fanno uso.

Mi risulta anche che poco più del 25% degli studenti minorati della vista che frequentano le scuole italiane utilizzano testi informatici e circa la metà degli utenti richiedono il libro in un file con estensione DOC che, per la sua interattività e per la sua multimedialità, risulta essere il preferito.

Una prima valutazione di questo dato induce ad affermare che nella scuola Primaria si predilige ancora la versione cartacea e ciò non solo per le sue implicazioni didattiche ma anche per l’ovvia insufficiente preparazione informatica degli alunni. Appare invece degna di approfondimento la valutazione dello scarso numero di studenti universitari che accede al testo informatico. Credo però di poter affermare che questo non è solo il frutto della maggiore autonomia nello studio da parte di questi studenti. Ciò rende indifferibile una decisa azione della Biblioteca e dell’Unione nei confronti delle strutture universitarie preposte alla tutela degli alunni disabili visivi e nei confronti degli Enti Regione che, in gran parte “sfumano” il loro intervento di tutela a favore degli studenti universitari.

Molti tra quanti già chiedono il libro informatico trovano ancora difficoltà nel suo utilizzo soprattutto perché non sufficientemente addestrati all’uso delle periferiche speciali o perché, per cattiva informazione, per insufficiente addestramento o per pigrizia, lo utilizzano avvalendosi esclusivamente del sintetizzatore vocale ed in ciò perdendo parte delle “informazioni” e dei “vantaggi” che il libro informatico può assicurare. Ne deriva, spesso, una insoddisfazione dell’utente con negativi contraccolpi sul rendimento scolastico.

 

Per questo non va dimenticato che:

  1. il libro informatico, così come il libro cartaceo in Braille, non può risolvere i problemi dell’iconografia essenziale in alcune materie (per esempio nello studio della storia dell’arte);
  2. per alcune materie (per esempio le lingue straniere e le materie scientifiche) è essenziale che il libro informatico sia utilizzato con il display Braille per fruire dei vantaggi didattici della letto-scrittura;
  3. specialmente nelle prime classi della scuola Primaria il libro informatico non è uno strumento utile per l’illustrazione e lo svolgimento delle attività manuali (taglia, incolla, colora, disegna, ecc.) contemplate nei libri di testo.

 

Si può quindi ragionevolmente ritenere che esiste un problema informativo e formativo che gli operatori del settore debbono affrontare ed avviare a soluzione. Riconosco che non è una questione semplice perché implica interventi nella sfera educativa ed emozionale sul piano personale e familiare tendenti alla ricerca dell’autonomia nello studio. Non mi sento di tralasciare o di sottovalutare in questa sede un richiamo anche ai negativi effetti dei deteriori aspetti “commerciali” legati alla distribuzione degli ausili informatici per i minorati della vista spesso trattati come semplici “prodotti da vendere” senza che alla consegna segua il necessario percorso formativo per la loro personalizzazione e per il loro migliore utilizzo.

Se, come io ritengo, il libro informatico dovrà essere nel prossimo futuro lo strumento principe a disposizione degli studenti minorati della vista, sarà allora necessaria un’azione in rete che veda coinvolti gli operatori del settore, gli educatori, gli insegnanti, gli assistenti allo studio e le famiglie, finalizzata a creare i presupposti per l’autonomia nello studio dello studente ed anche per offrire l’indispensabile supporto formativo ed addestrativo sulle tecnologie a disposizione. Non certo “informatizzazione ad ogni costo” come qualcuno instancabilmente professa con un’ostinazione degna di miglior causa, ma valorizzazione delle potenzialità del singolo attraverso la messa a disposizione delle opportunità e delle strumentazioni più idonee raccomandando sempre – e se necessario imponendo – il contestuale uso di sintetizzatore e display Braille ad evitare che il processo di apprendimento sia limitato alla verbalizzazione. Perché l’uso del libro informatico con il solo sintetizzatore vocale significa annullarne la straordinaria efficacia e cancellare mezzo secolo di progresso tecnologico atteso che già 50 anni fa i minorati della vista studiavano con l’aiuto del registratore o di un lettore.

La trasformazione del testo cartaceo in testo informatico – anche attraverso i necessari interventi tifloredazionali – è oggi una realtà presente nel quotidiano operare della Biblioteca “Regina Margherita” e rappresenta un ulteriore valido strumento messo a disposizione dello studente minorato della vista.

Non è invece ancora così, purtroppo, per i materiali didattici distribuiti online dagli Editori dei testi scolastici e per tanti altri “contributi” disponibili sul WEB.

È ancora necessario spiegare il pieno significato dei termini “accessibilità” e “fruibilità” sui quali l’Unione e, in generale, tutta la nostra categoria sta da anni profondendo le migliori energie. Questi concetti devono essere prima ben chiari a tutti noi e poi devono essere da noi chiariti a quanti operano per l’istruzione dei minorati della vista. Per qualcuno sarò ripetitivo e banale, ma ritengo utile soffermarmi un attimo sul problema.

“Accessibile” è un file che, mediante l’utilizzazione di software comuni o specifici, può essere aperto e consultato da chiunque.

“Fruibile” è un file che lo studente minorato della vista può utilizzare autonomamente senza intermediazioni esterne.

Nel primo caso basta fornire insieme al file origine il software di lettura, nel secondo occorre che il contenuto, la grafica e l’iconografia del testo siano opportunamente “trasformate ed adattate” perché il testo risulti ordinato e comprensibile. Per capire che cosa intendo basterà fare mente locale ai fumetti, agli inserti ed ai box abbondantemente usati nei testi di studio.

Purtroppo è ancora eccessivamente diffusa l’approssimazione di tanti addetti ai lavori che limitano il loro intervento alla semplice operazione del “copia e incolla” ed ancora troppo presente la ricerca del “facile business” a scapito della comprensibilità e della qualità del libro fornito. Non è questa la sede opportuna, ma vi assicuro che posso documentare tanti esempi di questo diseducativo modo di operare.

Sarà anche necessario contrastare la “cattiva prassi” di alcune strutture associative locali di “assecondare” la voglia di risparmio degli Enti Locali oggi purtroppo sempre più manifesta. Un buon libro di testo – anche il libro informatico – è uno strumento indispensabile per l’integrazione scolastica e la sua realizzazione ha un costo che deve gravare su chi è chiamato a garantire il diritto allo studio dei non vedenti. Tutti noi dobbiamo essere fermi anche nel pretendere che il libro fornito, qualunque e chiunque sia il fornitore, deve rispettare degli standard di qualità.

A mio parere per promuovere tra gli studenti minorati della vista l’uso del libro digitale occorre un’azione condivisa che si esplichi su cinque direttrici principali:

  1. un’azione addestrativa rivolta ad alunni, genitori ed insegnanti, sul miglior uso del personal computer e delle periferiche speciali;
  2. un’azione informativa diretta alle scuole, agli insegnanti, alle famiglie ed agli alunni, sulle potenzialità del libro informatico e sui suoi limiti;
  3. un’azione politica rivolta agli Editori ed agli insegnanti finalizzata a rendere accessibili e fruibili i materiali integrativi distribuiti online ed utilizzati nella programmazione didattica della classe;
  4. un’azione di ricerca e di sperimentazione degli standard da seguire nella realizzazione di un buon libro informatico;
  5. un’azione di formazione di quanti operano nella produzione dei libri informatici.

 

La Biblioteca “Regina Margherita” – nonostante gli scarsi mezzi finanziari a disposizione ed il drastico taglio del contributo statale – è impegnata su questi obiettivi e fa quanto è nelle sue possibilità. Lascio ad altri giudicarne l’operato e valutare l’efficacia della sua azione.

Azione che risulterebbe certamente più incisiva se le diverse agenzie che interagiscono nel settore riuscissero finalmente a realizzare le necessarie sinergie e una doverosa unità d’intenti superando piccole gelosie e localismi.

Il futuro prossimo si apre già a nuove e più favorevoli prospettive se – come tutti auspichiamo – il nostro Governo recepirà il Trattato di Marrakesh ed adeguerà a questo trattato la normativa in vigore, il D.M. 239/2007. Si tratta di un accordo internazionale sottoscritto anche dagli Editori che supera le loro ataviche paure e diffidenze e che – in cambio di alcune garanzie circa la corretta distribuzione dei materiali editoriali – consente la libera circolazione tra i minorati della vista dei libri in qualsiasi versione.

Se il libro informatico nella sua contestuale utilizzazione con il sintetizzatore vocale e con il display Braille risulta essere, anche da oggi, uno degli strumenti più efficaci per una positiva inclusione scolastica degli studenti disabili visivi, spetta a tutti noi, impegnarsi per promuoverne l’ulteriore diffusione e una utilizzazione consapevole e appropriata.

Vi ringrazio